Sapori di Calabria. Riprendiamo il viaggio lungo le coste calabresi, risalendo lo Ionio. Tra Riace e Monasterace il mare è particolarmente profondo, le acque pulite e fredde. E’ qui che molti pescherecci si spingono per assicurarsi reti piene di pesce di grande qualità. Si arriva poi a Soverato, uno dei principali centri balneari della zona. Dopo una giornata in spiaggia, può essere una buona idea prendere un aperitivo da Soverato Dolci, bar che, a dispetto del nome, propone invece una bella scelta di sfizi salati. Per cena, invece, conviene spostarsi a Catanzaro. Nella zona del Lido troviamo le Delizie della Cascina, wine bar costola dell’omonima enoteca. Qualche piatto cucinato, ad esempio l’hamburger con crema di fagioli e peperoni in padella, si affianca a tartare e a selezioni di salumi e formaggi. Scelta di vini interessante, soprattutto per quanto riguarda le etichette meridionali.
Spostandosi verso la città, ma senza arrivare nel centro storico, troviamo uno dei migliori ristoranti di tutta la regione: Abbruzzino (cognome di Antonio e Luca, padre e figlio). Locale di stile moderno, che ben si adatta a una linea di cucina molto personale e di stampo innovativo. Qualche esempio: riso, sugo di triglia, arancia e ‘nduja; ricciola, carota, agrumi e curcuma; maiale, cime di rapa, maionese di ostriche e dragoncello. Squisiti anche i dolci, in particolare pane olio e zucchero, rilettura gourmet della tradizionale merenda dei bambini che vivevano in campagna.
A proposito di merenda, siete arrivati nella zona della merendella, una particolare varietà di pesca dalla buccia liscia di colore verde e dalla pasta bianca. Profumatissima e dal sapore dolce, è molto utilizzata anche per la preparazione delle pesche al vino. Per comprarla basta entrare in una delle tante frutterie che si incontrano lungo la statale ionica. Si arriva così a Le Castella, borgo caratterizzato dalla presenza del castello aragonese, collegato alla terraferma da una sottile striscia di sabbia. Peccato per i tanti scempi edilizi che deturpano il paesaggio, ancora più evidenti nel caso facciate una gita in barca. Dal porticciolo di Le Castella partono varie escursioni, anche in barca a vela, alla scoperta di spiaggette non raggiungibili dalla terraferma. Segnaliamo in particolare i gigli bianchi, spiaggia così chiamata perché questi bellissimi fiori nascono proprio nella sabbia.
Lo spettacolo della costa continua andando verso Crotone. Prima, però, fermatevi a Capo Colonna, così chiamato perché conserva l’ultima colonna del tempio greco di Hera Lacinia. La Magna Grecia ha avuto nell’antica Kroton uno dei suoi centri principali, tanto che Pitagora fondò qui la sua celebre scuola. Oggi Crotone offre un bel lungomare, dove si affaccia anche il suo miglior ristorante, Da Ercole. Cucina tutta di pesce, di sicura soddisfazione. Da non perdere l’antipasto misto, una lunga serie di assaggi crudi e cotti tra cui ricordiamo le eccellenti cozze gratinate, i calamari con cipolle selvatiche, la ricotta al nero di seppia e gli squisiti involtini di ricciola ripieni di carciofini selvatici. Molto buone le linguine con le scrine (anemoni di mare) e quelle con i ricci. Pesce del giorno in guazzetto o alla griglia e tagliata di tonno tra i secondi./p>
A Crotone suggeriamo di fermarsi anche alla Romana. Si tratta di una piccola bottega specializzata nello street food locale, il calzone, un disco di pasta di pizza farcito con salsa di pomodoro piccante e mozzarella, ripiegato a mezzaluna e fritto. Servito a temperatura da ustione, viene definito “vrusciente” cioè che brucia, proprio perché caldissimo e piccante. L’ultima sosta golosa nella città che ha visto nascere il popolare Rino Gaetano è quella dedicata alla pasticceria Lucanto. Qui trovate un’ottima scelta di dolci della tradizione e di scuola classica, per i quali questo locale non teme rivali. Se per caso siete a Crotone di mattina, allora non dimenticate di venirci per colazione, visto che potrete trovare ottimi cornetti e le tipiche graffe, una sorta di krapfen riempiti di deliziosa crema pasticcera.
Si prosegue verso Nord per arrivare a Strongoli, paese noto agli appassionati del mangiare e del bere bene per la presenza di Dattilo. Si tratta di una bellissima tenuta immersa nel verde, nata come azienda vinicola e olearia, che ha poi esteso i suoi confini all’ospitalità. Partiamo dal ristorante, dove Caterina Ceraudo, allieva di Niko Romito, propone una cucina legata al territorio ma di impronta molto personale. Provate il dentice con bergamotto, pepe rosa e senape selvatica, lo spaghettino con cedro e anice nero, i bottoni di mandorla e ‘nduja in brodo di buccia di patate, il maiale con fichi marinati e menta. La cantina punta soprattutto sui prodotti aziendali, del resto molto buoni. Citiamo, tra gli altri, il Grisara, un bianco nato da uve pecorello che profuma di erbe officinali e anice, e il Dattilo, rosso da uve gaglioppo i cui aromi ricordano il sottobosco.
A Strongoli si trova anche la Masseria de Tursi, che produce formaggi davvero degni di nota. Il pecorino, lavorato a latte crudo, viene proposto in diverse stagionature. L’azienda produce anche semola di grano duro (Senatore Cappelli), olio biologico, uova da galline alimentate anche col siero del latte di pecora.
Continuando verso Nord si entra nel comprensorio del Cirò, sicuramente il vino calabrese più noto. Qui troviamo molte aziende, nomi storici come Librandi e nuove leve come ‘A Vita e Cataldo Calabretta. Quest’ultima azienda propone un valido Cirò Bianco da fermentazione spontanea che colpisce per l’intensità degli aromi fruttati e una malvasia passita (con uve appassite sulla pianta) che al naso ricorda albicocca, miele e fichi secchi.
Anche ‘A Vita segue la strada dei cosiddetti vini naturali, proponendo uno squisito Cirò Rosso, anche nella versione Riserva, dalla vena balsamica e minerale.
Il mondo del vino calabrese deve molto alla famiglia Librandi e alla sua azienda che, anche in anni difficili, ha saputo mantenere alto il vessillo regionale. Grandi numeri, ma anche tanta qualità; vitigni autoctoni, ma senza preclusioni verso quelli internazionali. E così il Critone, blend di chardonnay e Sauvignon, è un vino che nel rapporto bevibilità prezzo ha pochi rivali; il Gravello, da uve gaglioppo e cabernet sauvignon e affinato in barrique, si conferma vino da grandi occasioni. Molto buono anche Le Passule, vino passito da uve Mantonico.
A Cirò si trova anche una magnifica trattoria specializzata in cucina della tradizione. L’Aquila d’Oro vi accoglie in un ambiente spartano e demodé, ma poi vi coccola con una cucina schietta e generosa. Carrellata di antipasti: “pipi salati” (peperoni conservati sotto sale) fritti con le patate, cipolle selvatiche, pitta con i fiori di sambuco (strepitosa), ricotta fritta e molto altro. Chi ce la fa prosegue con i covatelli con sugo di maiale e polpettine e con il capretto con le patate.
Proseguendo verso Nord arriviamo a Crucoli, “il paese della sardella” come indicano i cartelli stradali. La sardella, chiamata in altre zone della regione rosamarina, è neonata di pesce (sarde, ma anche alici) lavorata con peperoncino dolce e piccante. Ideale da spalmare sulle bruschette, dosata con parsimonia può arricchire varie pietanze. I limiti di legge sulla pesca degli avannotti (i piccoli del pesce) hanno reso questa specialità quasi impossibile da trovare. Se ne trovano facilmente delle “imitazioni” realizzate col cosiddetto pesce ghiaccio, proveniente in gran parte dai mari cinesi.
Il nostro viaggio fa una nuova tappa a Rossano, dove ha sede la Amarelli, ditta famosa per la produzione di liquirizia. Nel punto vendita lungo la statale ionica si trovano tutte le specialità, comprese birre, liquori e la liquirizia in polvere, ideale per chi voglia sbizzarrirsi in cucina. I più curiosi possono anche visitare il museo, in cui sono conservate foto d’epoca e strumenti agricoli e dove viene illustrato il processo produttivo che trasforma la radice di una pianta infestante in una golosità per grandi e piccoli.
Ci spostiamo di qualche chilometro per arrivare a Corigliano Calabro. L’azienda Timpa dei Lupi produce un ottimo extravergine che chef di rango, specialmente fuori dalla regione, si contendono. Le cultivar principali sono carolea e biancolilla (protagoniste di due oli monovarietali), oltre alla frantoio che, insieme ad altre varietà, compone l’extravergine che prende il nome dall’azienda. Nella stessa cittadina troviamo Bistrot, trattoria di cucina tradizionale. Qualche possibile assaggio: frittelle di broccoli, polpette di melanzane, pasta fatta in casa con fave e finocchio selvatico, alici arreganate.
Proseguiamo verso Sibari, importante centro fondato dagli enotri (VIII secolo A.C.) e poi conquistato dai greci. Testimonianze di questa lunga storia sono raccolte nell’area archeologica e nel museo della Sibaritide. Per chi è alla ricerca di souvenir gastronomici, la zona riserva una piacevole sorpresa. Infatti qui si coltiva un riso molto buono, sempre più apprezzato anche nel mondo dell’alta ristorazione. Oltre alle varietà arborio e carnaroli, meritano di essere provati il Gange, simile al basmati, e il Nerone, riso integrale dal colore quasi nero che in cottura sprigiona un delizioso aroma di pane appena sfornato.
Proseguiamo ancora, ormai il confine con la Basilicata è vicino. L’ultima tappa del nostro viaggio è a Trebisacce, dove troviamo la trattoria da Lucrezia, che mette in tavola piatti, soprattutto di pesce, semplici e preparati con cura. Provate gli spaghettoni con la mollica, i gamberi al vapore, i paccheri con melanzane e provola.
Finisce qui il nostro viaggio lungo i 780 chilometri di coste calabresi. Prima o poi vi racconteremo anche le bellezze e le bontà dell’entroterra.