Riprendiamo il nostro viaggio da Bagnara Calabra, paese caratterizzato dall’architettura eterogenea e dalla presenza di Villa De Leo, un bell’edificio in stile Art Nouveau di inizio Novecento. Dal punto di vista gastronomico, una delle principali attrazioni è il pescespada, per la cui pesca Bagnara vanta un’antica tradizione. Preparato in tanti modi, utilizzando anche le parti meno pregiate, il pescespada è anche il tema di una sagra piuttosto riuscita (a inizio agosto). Ma il prodotto più noto di Bagnara è senz’altro il torrone, realizzato in varie misure (per lo più piccole) e aromatizzazioni. Tantissimi gli artigiani che si cimentano con questa specialità, ma la nostra preferenza va sicuramente alla famiglia Careri e al suo torroncino “nasprato”, cioè spennellato di una miscela di zucchero e cacao.
A Bagnara si trova anche una tavola piuttosto originale, la Taverna Kerkira, che unisce le tradizioni locali con quelle greche, in particolare dell’isola di Corfù, della quale è originaria la famiglia Dato. Qualche esempio: frittelle di cozze accompagnate dallo tzatziki, moussaka, gamberi al vapore con salsa di mandorle. Buona anche la “strunacatura”, spaghettone integrale tipico della zona, condita con lo stocco (lo stoccafisso, prodotto che in Calabria, specialmente nella zona dell’Aspromonte, è particolarmente amato).
La Costa Viola prosegue con Scilla e i suoi panorami sulla dirimpettaia Cariddi. Da qui in giù comincia la coltivazione dell’annona, un frutto poco conosciuto e dal sapore esotico. La raccolta inizia a settembre e si protrae per tutto l’autunno; i frutti vanno mangiati al giusto grado di maturazione e, data la loro consistenza particolarmente morbida, per consumarli è spesso necessario un cucchiaino. Li si trova nelle piccole frutterie della costa oppure trasformati in gelati.
Si arriva così a Villa San Giovanni, nota soprattutto per essere il punto di partenza dei traghetti per la Sicilia. Qui si trova anche il Vecchio Porto, ristorante di mare dalla buona materia prima. Provate gli involtini di pescespada, i tagliolini al nero con gamberi e burrata, la tagliata di tonno. Andando appena verso l’interno si arriva a Campo Calabro, dove troviamo il Giardino degli Allori, che propone una cucina principalmente di terra, sfruttando anche l’orto di proprietà. Particolarmente buone le cortecce (una pasta acqua e farina) servite con sugo di maiale, la zuppa di cannellini e scarola, quella di ceci e cicoria, il coniglio cotto in tegame.
Si arriva a Reggio Calabria, la città che secondo D’Annunzio ha il chilometro più bello d’Italia. Il vate si riferiva al lungomare della città dello Stretto, con le sue enormi magnolie dalle radici fuori terra che sembrano sculture. La vista sulla costa siciliana è senz’altro splendida, ma Reggio Calabria riserva soddisfazioni anche a chi vuole riempirsi la pancia. Prima tappa alla pasticceria Scutellà, che ha la sua sede principale in un paese dell’Aspromonte ma ha una succursale in città. Imperdibili i torroncini, i biscotti della tradizione reggina (piparelli, stomatico, stracette, biscotti all’anice), le scorze di agrumi candite e ricoperte di cioccolato, la pasta di mandorle. Per la cena, invece, il nostro suggerimento è di andare a Le Rose al Bicchiere, wine bar del centro storico. Menu ristretto, con pochi piatti cucinati e selezioni di salumi e formaggi, tutto all’insegna della qualità e da accompagnare con etichette selezionate in tutta Italia. A proposito di vino, a Reggio si trova una delle poche cantine interessanti della zona. L’azienda Tramontana produce, tra gli altri, il 1890, vino da nerello calabrese dall’intenso profumo balsamico e dal sorso pieno e appagante.
Spostandosi a Pellaro si trova invece Alle Cantine della Lampara, tavola di mare di sicuro affidamento. Molto riuscite le preparazioni a base di pescespada, ma meritano l’assaggio anche gli involtini di spatola e l’ossobuco di pescatrice al bergamotto. Spostandosi leggermente verso l’interno si scopre che in Calabria si produce lo zafferano. A Motta San Giovanni l’azienda Orfei coltiva il crocus sativus, che trova in questa piccola zona un habitat favorevole. Al gusto, lo zafferano calabrese si presenta meno intenso di quello prodotto in altre parti d’Italia e questo lo rende adatto, oltre che per un classico risotto, anche per dare una nota diversa ai piatti di pesce. Molto buono anche il liquore, da bere freddo o da utilizzare come bagna per dolci a base di Pan di Spagna.
Siamo arrivati nell’area grecanica, tradizioni e dialetto sono di diretta derivazione ellenica. Piccoli comuni che meritano una visita e che mettono in tavola specialità che già nei paesi limitrofi non è più possibile trovare. Pensiamo al capocollo azze anca, che in realtà è una parte della coscia del maiale lavorata come se fosse un capocollo. Lo trovate, insieme ad altri ottimi salumi totalmente naturali, all’agriturismo Riggio di Lazzaro. Altra golosità da non perdere è la "lestopitta", letteralmente “pitta veloce”. Si tratta di un impasto di farina e acqua non lievitato, steso sottile e fritto in padella. Una volta pronto viene utilizzato come contenitore per salumi e formaggi ma, ancora meglio, per piatti della cucina locale.
A Bova si trova Mimmo, uno dei pochissimi locali che propone questa specialità. Le farciture sono davvero golose: salsiccia arrosto, peperoni e patate, parmigiana e tante altre. Una volta nell’area grecanica, impossibile non fare un salto a Pentedattilo, il cui nome si deve alle cinque dita formate dalla montagna sulla quale il paese sorgeva. Usiamo il passato perché oggi Pentedattilo è un paese fantasma, abbandonato dai suoi abitanti da almeno una sessantina d’anni e diventato oggi una curiosa meta turistica. Dall’area grecanica, risalendo verso lo Ionio, inizia la zona di coltivazione del bergamotto. Si tratta di un unicum, visto che l’80% della produzione mondiale di questo frutto deriva dalle coltivazioni di questo tratto di costa.
Proseguendo verso Nord, ecco arrivare le lunghe spiagge. Salendo verso l’entroterra, a Gerace, si gode di un fantastico panorama su tutta la costa. In più si ha la possibilità di visitare questo borgo, considerato tra i più belli d’Italia. Dal punto di vista architettonico, Gerace è un coacervo di stili che ne testimonia la storia piuttosto travagliata, visto che la sua posizione strategica lo ha per secoli reso oggetto di contese. Una volta terminata la visita, fermatevi al Bar del Tocco, nella piazza omonima. Qui trovate la migliore granita di tutta la Calabria, servita con una piccola brioche e croccanti lingue di gatto. Qualche gusto: mandorla (naturale o tostata), bergamotto, fragola, noce. Buoni anche i gelati e le specialità di pasticceria, ad esempio i cannoli siciliani farciti solo al momento dell’ordine.
Si torna sulla costa per l’ultima tappa di questa seconda puntata. Siamo a Marina di Gioiosa Ionica, cittadina che accoglie uno dei ristoranti storici della regione, il Gambero Rosso. Il mare è il padrone, il freschissimo pescato è esaltato da una cucina mai banale. Eccellenti i crudi, protagonisti del menu Calabrian Sushi, molto buone le mezze maniche con crostacei, zucca e ‘nduja, il tataki di ricciola, la cernia con topinambur, mango e liquirizia. Ben fornita la carta dei vini, acquistabili anche nell’enoteca adiacente. Dopo cena può essere una buona idea passare dal Golosìa, cocktail bar inserito all’interno di un contesto polifunzionale (caffetteria, pasticceria, bistrot, sala da tè).